NDN ha dipinto per anni valli aride e desolate; catene montuose che incorniciano enigmatiche discariche in cui riconosciamo i simboli di quello che è passato alla storia come boom economico (lavatrici, automobili,…) e abitate da fieri e solitari animali un po’ domestici e un po’ selvatici, mandati al confino dalla civiltà insieme alle vecchie macchine inutilizzate.
Ora la nuova serie di dipinti è ambientata in uno spazio più ristretto, forse domestico, intimo e che ci chiama alla contemplazione dei dettagli. Il genere non è più quindi il paesaggio ma la natura morta, ma non è certo che si tratti di natura e nemmeno che sia morta. Riconosciamo la forma del sasso, o del concio di pietra scura tagliato in modo rustico. Questo sasso funge da “anima” (nb: “anima” si dice, in Romagna, il nocciolo del frutto) poiché attorno ad esso cresce una polpa aliena, eterogenea, fatta di gelatinose glasse luccicanti che trasudano e colano; globi oblunghi vitrei che penzolano riflettendo un ignoto spazio circostante; lunghe code di pelliccia; grigie gommose placche untuose come plastilina lisciata.
Le composizioni sono centrali ma non esattamente simmetriche come negli ikebana a cui Bruno Munari dedicò il suo libro intitolato “Un fiore con amore”; anche lì era consigliato di porre un sasso, sul fondo del vaso di vetro trasparente, per aggiungere un tocco di mistero.
